Perché la coerenza colore nella tua azienda di prodotto è importante
Perché la coerenza colore nella tua azienda di prodotto è importante
20 Ottobre 2023
Alessandro Fasolo
5 min

Sei il decision maker di un’azienda di prodotto. Forse tra i canali che gestisci c’è anche un e-commerce, o forse no. Sicuramente tra le attività che vengono svolte c’è la realizzazione di immagini che ritraggono i prodotti aziendali; queste immagini saranno poi veicolate attraverso una serie di media più o meno vasta. Cataloghi e brochure cartacei (sempre più rari). Le loro versioni digitali in pdf da spedire per email Le schede prodotto sul sito web. I contenuti social.
La domanda centrale a questo punto è: il colore del prodotto della tua azienda influenza, assieme ad altri fattori, la decisione di acquisto di chi lo compra?
Se la risposta è no, puoi smettere di leggere. Il colore del tuo prodotto è ininfluente ai fini della vendita. Probabilmente ci sono altri fattori contingenti, come la materia prima utilizzata o le sue caratteristiche intrinseche.
Se la risposta è sì, allora cerchiamo di capire perché è importante investire nella coerenza colore dei prodotti. E perché è necessario farlo dalla produzione alla fine del ciclo di vendita.
Cosa si intende per coerenza colore
La coerenza colore di un’immagine digitale cioè un’immagine realizzata solitamente tramite una fotocamera o un programma di grafica, è quel processo che le consente di mantenere un colore il più coerente possibile su tutte le periferiche. Dunque monitor, smartphone e macchine da stampa per la maggior parte.
Come funziona la coerenza colore?
Il concetto di coerenza colore si basa su nozioni molto complesse. A loro volta queste sono costruite su solidi modelli matematici che formano nel loro insieme la cosiddetta gestione colore.
Tutta una serie di processi e accorgimenti messi in atto dalla gestione colore dei dispositivi interessati fa sì che la coerenza colore fra i vari media di fruizione, anche se di natura diversa, sia il più possibile allineata. Quindi si va dallo strumento che si utilizza per acquisire le immagini, come può essere una macchina fotografica. Al software utilizzato per editarle, ottimizzarle ed esportarle. Fino alla loro visualizzazione su un display, che può essere un monitor di un computer o il display di uno smartphone. L’obiettivo finale quindi è che i colori del prodotto fisico e quelli della sua rappresentazione digitale corrispondano. La gestione colore oggi è supportata dalla quasi totalità dei dispositivi in commercio, anche i più economici.
Bene ma non benissimo.
“Pensavo bastasse fare una foto e poi usarla nel file di impaginazione del catalogo o nella scheda prodotto dell’ecommerce, tutto molto semplice e lineare. Perché mi devo complicare la vita?” Sicuramente un pensiero simile ti ha attraversato la mente dopo aver letto questi primi paragrafi.
Il fatto è questo: la situazione è complicata di per sé, per via delle molteplici dinamiche che sono dietro al funzionamento del mondo della programmazione e dei software che fanno funzionare i dispositivi che utilizziamo quotidianamente per la fruizione dei vari contenuti, in primis gli smartphone.
Posso decidere di non decidere?
Certo.
Come abbiamo detto prima, se il colore del tuo prodotto non è tra i fattori che influenzano la decisione di acquisto, puoi fermarti qui.
Altrimenti non si scappa. Se decidi di lasciare questo aspetto al caso (perché non gestendolo è esattamente quello che succederà) ti accorgerai che quello stesso prodotto che dal vivo vedi in un modo, sul sito apparirà con un colore diverso (a volte anche molto diverso), sui social con un altro ancora, e lo stesso sarà per i pdf in cui la sua immagine sarà utilizzata.
Del tuo prodotto hai il controllo sulle specifiche di produzione, sui materiali con cui viene realizzato, sul prezzo, sulla rete di distribuzione e una miriade di altri aspetti. Perché non dovresti averlo sul colore che i tuoi clienti vedranno? Se mettiamo sul piatto poi che questa disomogeneità potrebbe bloccare un acquirente dal completare l’acquisto o, peggio ancora, far arrivare al cliente un prodotto di un colore non coerente con quello che si aspettava scatenando una procedura di reso, è chiaro che non stiamo parlando di capriccio da perfezionisti ma di un costo che, moltiplicato per x volte, pesa sull’azienda.
E se invece voglio prendere in mano la situazione?
Arrivato a questo punto, quasi certamente penserai “Perfetto, un altro aspetto di cui mi devo preoccupare. Ma, soprattutto, degli altri soldi da spendere.” Già i budget marketing sono gli ultimi della lista, trovare delle risorse aggiuntive e, per di più, giustificarle, sembra davvero un’impresa senza speranza. C’è una buona e una cattiva notizia.
La buona notizia è che, per avere sotto controllo il colore e i suoi output, per la maggior parte basta implementare un flusso di lavoro che tenga conto di questa esigenza. Un’insieme di pratiche, standard e regole che normanno lo svolgimento dell’attività, e fare le domande giuste alle figure (interne ed esterne all’azienda) coinvolte nel flusso di lavoro appena citato. Poi probabilmente servirà anche un monitor professionale, ma la spesa è comunque irrisoria rispetto alle problematiche su cui permette di intervenire.
La cattiva notizia invece è che non esiste una figura tecnica deputata a far rispettare questo flusso di lavoro, perché coinvolge aree tecnologiche molto diverse tra loro. Purtroppo la gestione dei file di immagini in azienda passa attraverso tantissime mani. Si parte da chi le immagini le genera fotografandole, a chi le utilizza per i materiali aziendali, a chi ne fa uso per il sito (o l’ecommerce) e i social, aggiungendoci magari la variabile di un PIM/DAM che per il suo logico funzionamento, se non adeguatamente impostato, interviene sul profilo colore dei file che gestisce.
Vediamo i punti fondamentali di un flusso di lavoro in grado di eliminare la maggior parte delle problematiche relative alla resa cromatica:
- Valutazione dello spazio colore con cui lavorare in base ai colori dei prodotti e alla tipologia di output
- Scatto con illuminazione controllata e con un indice di resa cromatica adeguato
- Sviluppo dei file RAW con una correzione cromatica accurata e con metodi di valutazione oggettiva
- Elaborazione delle immagini, ottimizzazione ed eventuali conversioni cromatiche fatte secondo i criteri corretti
- Utilizzo di un monitor di lavoro e di verifica professionale
- Quality check alla messa online per la parte digital e controllo prove colori e avviamenti per la fase di stampa
Ma alla fine cosa resta?
Sei arrivato alla fine di questo articolo e non hai scoperto niente di nuovo perché queste sono già tutte pratiche implementate nella tua azienda? Complimenti!
Non conosci nessuno di questi concetti? Poco male.
L’omogeneità del colore del tuo prodotto sulle piattaforme non è la pietra filosofale dell’efficentamento dei processi di marketing. Ad oggi è un problema che si riscontra in tantissime aziende, anche multinazionali e nessuno è mai andato in bancarotta per questo. L’importante è averne coscienza, poi si può anche decidere di ignorarlo deliberatamente (e pagarne le conseguenze naturalmente).
Però se vuoi fare le cose in maniera corretta, quanto descritto qui sopra è un buon inizio. Un approccio pratico da utilizzare per fare in modo che le immagini dei tuoi prodotti comincino ad essere trattate con il rispetto che meritano. In fin dei conti sono un altro asset che contribuisce alla vendita e, in ultima istanza, al successo dell’impresa. Per approfondire i fattori che possono influenzare la resa del colore di un prodotto, puoi leggere questo articolo.
Alessandro Fasolo
Managing Partner & Business Development
Alessandro Fasolo
Managing Partner & Business Development