Manifesto per le immagini di prodotto e-commerce
Manifesto per le immagini di prodotto e-commerce
01 Dicembre 2020
Alessandro Fasolo
7 min
L’immagine di prodotto e-commerce è sempre stata la più maltrattata dell’ambiente visual di brand. Non riceve e non ha mai ricevuto l’attenzione o il trattamento che riservati ad altre categorie. Basti pensare all’immagine di campagna o a quella per i supporti cartacei. Riceve meno attenzione persino dell’immagine social, che rappresenta la fruizione effimera per definizione. Uno scroll c’è, quello dopo non c’è più.
Eppure il ruolo dell’immagine di prodotto è determinante, perché tra tutte è l’unica che ha una funzione “quasi” misurabile. Deve vendere. L’immagine del prodotto ha una sola, fondamentale, missione: deve convincere l’utente a mettere quel prodotto (almeno) a carrello.
Lo scenario di riferimento
In tempi di covid-19 l’immagine di prodotto e-commerce ha aumentato a dismisura il suo speso specifico nell’economia della produzione dei contenuti. Tra pandemie e lock-down, una fetta molto grande degli acquirenti dei punti vendita si è riversata in rete. E questi acquirenti hanno cominciato ad acquistare tramite i canali digital senza averlo mai fatto prima. Tutto ciò ha dato un’enorme spinta al commercio online e, di riflesso, ha incentivato tantissime aziende a completare la transizione omnichannel. Alcuni hanno persino messo i canali di vendita “virtuali” in cima alla piramide alimentare.
Qualche dato
I dati che arrivano dal mercato USA parlano chiaro:
- il 39% dei consumatori ha aumentato i propri acquisti online;
- il 61% dei consumatori continua ad acquistare online anche se ha la possibilità di recarsi in negozio;
- 71% è la crescita del valore delle vendite online nel periodo aprile/giugno rispetto all’anno precedente;
- il 59% dei consumatori digitali afferma che la pandemia ha avuto un forte impatto nel modo in cui percepiscono i brand.
Più clienti potenziali, ma anche più concorrenza.
Le conseguenze? La partita degli e-commerce si gioca sugli e-commerce. Nel giro di breve tempo la differenza non sarà più tra avere o non avere una piattaforma di vendita online, ma la qualità della stessa.
I criteri di giudizio dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza
L’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, stabilendo i criteri per determinare i migliori store online italiani, giunge ad una conclusione molto simile. Lo si nota andando a leggere quali sono i punti considerati nel momento della formulazione del giudizio su uno store digitale:
- Funzionalità della ricerca
- Usabilità del sistema del catalogo
- Presentazione del prodotto
- Fiducia e sicurezza
- Acquisto e consegna
- Servizio e comunicazione
Funzionalità della ricerca e Usabilità del sistema del catalogo rientrano all’interno dei compiti svolti dal web design e dall’UX design. Fiducia e sicurezza hanno a che fare con l’immagine di brand. Acquisto e consegna con i sistemi di pagamento e di gestione logistica dell’ordine. Servizio e comunicazione con il customer care. Presentazione del prodotto invecesembra ricadere in un limbo che non prevede alcuna specializzazione a supporto. Chi si occupa dello shooting realizzerà i contenuti. L’e-commerce specialist controllerà che le schede prodotto siano complete. Ma chi avrà la responsabilità su come vedrà effettivamente il prodotto l’utente finale?
Gli aspetti chiave dell’immagine di prodotto
Di seguito presentiamo una lista di aspetti che, a nostro parere, vanno tenuti in considerazione prima di pubblicare un’immagine di prodotto su una piattaforma e-commerce. Questi sono stabiliti sulla base del principio per cui l’immagine digitale deve rispettare quanto più fedelmente possibile l’oggetto o l’indossato che rappresenta. Inoltre, l’editing deve essere quanto più contenuto possibile, meglio se assente (a parte sviluppo del file RAW e gli interventi come crop e similari). A nostro modo di vedere nella fotografia di prodotto ogni modifica sostanziale del file, e quindi distorsione della realtà, rappresenta una sconfitta professionale di tutti coloro che sono coinvolti nel flusso di lavoro che ha portato alla creazione di quell’immagine.
Sporco sul fondo
In tutti gli scatti che prevedono uno sfondo uniforme e pulito, come ad esempio scatti di abiti indossati fatti su curva, è importante che lo sfondo sia pulito. Tecnicamente è un risultato difficile da ottenere, specie nel caso di molti scatti consecutivi. Le calzature indossate dai modelli finiranno il pavimento e lo sfondo. Sarà compito della post-produzione intervenire e pulire lo sfondo. Non è infrequente trovare scatti di abiti indossati con il pavimento sporco e questo fa percepire una scarsa cura del brand della propria immagine.
Scontorno
Lo scontorno, specialmente per gli scatti still life, deve essere considerato come l’ultima spiaggia e nel flusso di lavoro una lavorazione da evitare. Oltre al far lievitare considerevolmente il tempo di post-produzione (e quindi i costi), il risultato non è sempre dei migliori. Di solito le immagini da trattare in un e-commerce sono molte e non c’è il tempo materiale per eseguire uno scontorno di alta qualità. Molti fotografi si affidano a servizi esteri per tracciare tutti gli oggetti con risultati spesso scarsi, con contorni secchi, spigolosi e generalmente innaturali, oltre a non esserci garanzie sulla sicurezza dei file inviati. Una base di scatto ottimizzata permette di uniformare facilmente il fondo in postproduzione, sia esso bianco puro, grigio o colorato. Così facendo verranno mantenute ombre e contorni naturali e il prodotto risulterà più autentico e di qualità.
Sporchi sull’oggetto e sull’indossato
Gi sporchi sul prodotto vanno tolti, sempre. Anche se in fase di scatto appare perfetto, spesso negli e-commerce vengono caricate immagini con dimensioni molto grandi per permettere lo zoom della foto. Vedere il prodotto con graffi, polvere, impronte o pelucchi, fa percepire un’abbassamento della qualità dell’oggetto. Tutto ciò si ripercuote a sua volta sul valore del brand stesso.
Tinta della pelle
Nel caso di scatti con modelli, oltre agli inestetismi, ci si trova ad affrontare problematiche che non si notano in un contesto quotidiano. Tipologia e quantità della luce utilizzata sul set fanno spesso percepire cambi di tonalità della pelle. Anche la temperatura ambientale del set influisce. La prima parte a risentirne di solito sono le mani: risulteranno più rossi rispetto al resto del braccio o del corpo. Può capitare anche su gambe o schiena. Questi inconvenienti possono venire addirittura enfatizzati se lo shooting avviene nel periodo estivo. In questo caso, a tutte le condizioni precedenti, si somma un’abbronzatura spesso non uniforme. Ovviamente sono aspetti difficilmente risolvibili durante uno shooting. Possono variare rapidamente durante la sessione, come il rossore dovuto alla temperatura sul set, per esempio. Tutto questo va analizzato e trattato in fase di sviluppo e ritocco delle immagini, conferendo omogeneità e naturalezza al colore della pelle.
Compressione dell’immagine
Chi progetta e-commerce (e nello specifico si parla del flusso di lavoro che prevede il caricamento delle immagini, l’approvazione, la gestione dei tag, codici prodotto, ecc.) solitamente integra nel processo il ridimensionamento e la compressione delle immagini per avere la sicurezza che tutto sia conforme alle specifiche tecniche richieste dal sito. In questo modo si porterà ogni immagine caricata a una dimensione corretta e compressa per alleggerire il peso del caricamento della pagina. Da una parte questo automatismo sembra essere efficiente. Dall’altra comporta numerose problematiche tecniche.
Per ottenere la migliore qualità possibile è necessario ridimensionare la foto. Va applicata la nitidezza “persa” in base alla tipologia di scatto e compresso il JPEG con l’algoritmo che garantisca il giusto compromesso fra qualità e peso. Quando la post-produzione viene eseguita correttamente queste fasi fanno parte del normale flusso di lavoro di un post-produttore. La consegna delle immagini di conseguenza è alla massima qualità e la cura dei dettagli avviene in base all’output richiesto. Tutte queste ottimizzazioni però vengono vanificate se successivamente, in fase di caricamento nell’e-commerce, le immagini vengono nuovamente e inutilmente ridimensionate e compresse dagli automatismi citati prima. Purtroppo è quello che succede quotidianamente nella quasi totalità degli e-commerce, causato proprio da quell’anello mancante fra sviluppo del sito e gestione delle immagini.
Di chi è la responsabilità?
Tanti aspetti da tenere in considerazione. In definitiva, potrebbe sembrare che ad influenzare la decisione se curare o meno un dettaglio ci sia un calcolo puramente economico, ovvero di risorse da investire nella lavorazione a posteriori dell’immagine scattata. La verità è che la quasi totalità di questi difetti sono correggibili adottando dei flussi di lavoro efficienti lungo tutta la filiera di produzione di quel contenuto. Da chi prepara lo still life o l’indossato prima dello scatto a chi effettua l’acquisizione. Paradossalmente, se si seguissero a monte determinati standard, chi si occupa dell’editing dovrebbe effettuare una lavorazione minima perché qualsiasi ulteriore intervento sarebbe inutile.
Per concludere
Sembra incredibile. Come possiamo noi, che l’editing è una parte importante del nostro lavoro, consigliare di ridurre la quantità di ritocco necessario ad un’immagine affinché possa essere ritenuta degna della pubblicazione?
La risposta è semplice. Un flusso di lavoro ottimizzato rende la vita più facile anche a chi fa il nostro mestiere e permette ai nostri clienti di apprezzare maggiormente il nostro lavoro.
È una questione di “cultura di settore”. L’editing non deve risolvere tutti i problemi che si accumulano in fase di styling o di scatto. Altrimenti si creano delle aspettative di ritocco irrealizzabili.
La lavorazione dell’immagine non è un’attività indipendente. Il postproduttore deve fungere da project management tecnico del progetto. Deve essere in grado di armonizzare il lavoro di tutti e collaborare alla creazione di una serie di step di lavoro standardizzati in base a specifiche esigenze.
Questa è la nostra visione.
Alessandro Fasolo
Managing Partner & Business Development
Alessandro Fasolo
Managing Partner & Business Development
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