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La fotografia computazionale sta arrivando sulle mirrorless

La fotografia computazionale sta arrivando sulle mirrorless

08 Febbraio 2021

Manuel Babolin

3 min

La fotografia computazionale sta arrivando sulle mirrorless

Qualche anno fa, quando parlavo di fotografia computazionale e di come a breve si sarebbe legata al mondo mirrorless, notavo un certo dissenso generale. Era un termine legato fortemente al mondo smartphone. “Quella roba lì non è fotografia” era questo il pensiero comune, e lo è ancora oggi.
Ma qualcosa sta cambiando.

L’opinione più diffusa è che se la fotografia computazionale non è arrivata nelle mirrorless un motivo ci sarà. Visto il costo delle fotocamere di alta fascia, ben più importante di quello di uno smartphone, per i produttori non sarebbe un problema implementarla. In poche parole con le mirrorless, che fino a qualche hanno fa non venivano considerate uno strumento adeguato da chi lavorava nella fotografia commerciale (ricordiamolo), si parla di “vera fotografia” e quindi non c’è spazio per la fotografia computazionale.

Con l’uscita della Sony Alpha 1 questa tematica è improvvisamente esplosa e gli articoli sul web stanno spopolando. La fotografia computazionale sta arrivando sulle mirrorless, non sono più chiacchiere fra amici fotografi, è così (punto). E molti si aspettano che sia un mostro che si divorerà la “vera” fotografia, lasciando il campo a scatti fatti dall’intelligenza artificiale. Si insomma: la fotografia è morta. Di nuovo.

Non è il caso di dilungarsi a discutere queste affermazioni che sinceramente sembrano più che altro prese di posizione di persone restie al cambiamento e al progresso.
Seguendo questi ragionamenti sterili e ripercorrendo la storia potremmo quindi dire che i veri ritratti fossero quelli dipinti a mano dagli artisti, poi è arrivata la fotografia che con varie diavolerie chimiche li ha spazzati via.

Ma allora perché la fotografia computazionale non c’è nelle mirrorless?
La questione è puramente tecnica.

Per permettere al software di analizzare e processare uno scatto c’è bisogno di avere svariate acquisizioni dell’immagine da parte del sensore in un tempo estremamente ridotto tendente allo zero. In pratica quando premiamo il pulsante di scatto sono necessari molti frame con diverse esposizioni e parametri differenti per poter avere una mole di dati necessaria ad elaborare l’immagine con gli algoritmi della fotografia computazionale.

I problemi sostanzialmente sono:

  • velocità di lettura del sensore (tempo di readout)
  • prestazioni del processore, gpu e memoria ram.

Negli smartphone il tempo di lettura del sensore solitamente è inferiore ai 10 millisecondi grazie alle dimensioni ridotte e ai pochi megapixel. Ad esempio, su iPhone 12 il tempo di readout per i sensori a 12 MP è di circa 5 millisecondi!

Nelle mirrorless, con sensori di grandi dimensioni come i full-frame, le cose sono ben diverse: ci vuole molto più tempo, troppo. Le cose però stanno cambiando, soprattutto se si pensa che una macchina come la Canon EOS R5 ha un tempo di lettura di circa 20 millisecondi. È facile intuire quindi che sia solo questione di tempo, anzi che fosse solo questione di tempo. Con l’uscita di Sony Alpha 1 si è tornati a parlare di fotografia computazionale sulle mirrorless, indovinate il perché? Questa nuova fotocamera full-frame grazie al nuovo sensore “Exmor Stacked” ha un tempo di readout di 6 millisecondi, praticamente quello di un iPhone 12.

Slide mostrate durante la presentazione di Sony Alpha 1.
Mostrano le capacità del nuovo sensore e la velocità di elaborazione dei frame (120 times/sec)
per il calcolo della messa a fuoco (AF) e dell’esposizione (AE).

Come abbiamo visto, negli smartphone i processori stanno diventando sempre più performanti sia come potenza di calcolo che come consumo energetico. Tra qualche anno la fotografia computazionale arriverà anche nelle mirrorless nella sua forma più avanzata. 

Per quanto possa essere interessante come progresso tecnologico molti considerano la fotografia computazionale uno scatto fatto e finito senza la possibilità di elaborazione e interpretazione personale, o meglio estremamente limitata. A guardare l’ambito smartphone oggi, è effettivamente ciò che accade: l’immagine elaborata viene salvata in formato JPEG o HEIF togliendo la possibilità al fotografo di sviluppare il file raw con tutti i vantaggi che ne derivano. Ma è vero che anche questo limite in realtà è stato ormai superato con l’introduzione del formato Apple ProRAW che unisce le potenzialità della fotografia computazionale alla flessibilità di un file raw.
Per approfondire questo argomento vi consiglio di leggere questo articolo: Apple ProRAW, una rivoluzione nella fotografia computazionale.

Sinceramente, poter fare una foto al tramonto perfettamente bilanciata con la fotocamera full-frame in mano senza dover ricorrere ad un cavalletto è un futuro che arriverà molto presto e che sinceramente non vedo l’ora di abbracciare e sfruttare.

Credits foto copertina: Austin Mann, Shot on iPhone 11 Pro – Night mode

Manuel Babolin

Managing Partner & Digital Retoucher

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