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Instagram: profili colore e ottimizzazione delle immagini

Instagram: profili colore e ottimizzazione delle immagini

25 Ottobre 2021

Manuel Babolin

11 min

Instagram: profili colore e ottimizzazione delle immagini

La fotografia professionale è costellata da alti standard di qualità delle immagini, coerenza cromatica, alta risoluzione, formati immagine non compressi. In questo mondo, Instagram non sembra essere il benvenuto. Eppure è il social più utilizzato in questo settore. Nato come social fotografico, nel tempo ha soppiantato tante altre piattaforme fino a diventare una delle più utilizzate.

Per noi professionisti non è la scelta migliore sotto la luce della qualità. Ci sono servizi migliori dove pubblicare gli scatti, i progetti o in genere il portfolio: uno fra tanti flickr che permette di mantenere le immagini in alta risoluzione compreso il formato originale. Instagram dal canto suo però è molto più “social” (anche troppo), oltre ad avere un numero enorme di utenti. Questo fa si che all’interno si possano trovare facilmente altre persone e, nel nostro caso, professionisti da seguire per rimanere aggiornati sui progetti, trovare ispirazioni, citare persone che hanno fatto parte del team (fotografi, direttori artistici, make-up artist, modelli, riviste, ecc.) creando così interazioni, aprendo conversazioni anche se non si ha un contatto diretto. 

Se, dal lato social e personale, Instagram attualmente è la piattaforma migliore per l’ambito creativo non possiamo dire lo stesso su qualità e gestione dei contenuti. Fin dalla nascita Instagram è rimasto una piattaforma basata solo su app mobile. I contenuti si potevano caricare solo da smartphone, tutto il processo dallo scatto alla pubblicazione è stato pensato per questo e per la maggior parte dell’utenza funziona piuttosto bene. Per la nicchia dei professionisti alla ricerca della massima qualità delle immagini e del colore però le cose non sempre sono così semplici. Nicchia che negli anni è cresciuta fino a far sentire la necessità agli sviluppatori di aggiungere la funzionalità di caricamento dei post (solo dei post, non delle storie o altri contenuti) anche da browser desktop. Finalmente non serve passare le immagini postprodotte da computer a smartphone per la pubblicazione

Cogliamo l’occasione per fare un’analisi approfondita del processo di pubblicazione di un’immagine su Instagram e capire come migliorare il più possibile le nostre foto prima della pubblicazione. Poi cercheremo di capire quali sono i limiti e i possibili sviluppi che sarebbe opportuni per aumentarne la qualità. 

Dimensione e nitidezza

Cercando su Google vi sarete sicuramente imbattuti in decine e decine di articoli su come ottimizzare la dimensione delle immagini prima della pubblicazione. Questa fase è importantissima perché le immagini una volta pubblicate avranno una dimensione precisa, questo significa che se la nostra immagine ha un aspetto o una dimensione diversa verrà ritagliata e/o ridimensionata. Come ben sappiamo, ogni qualvolta riduciamo la dimensione di un’immagine la nitidezza diminuisce. Più è grande la riduzione più questo “problema” è evidente. Lasciarlo fare in automatico all’applicazione di Instagram o dal browser non è la scelta migliore. È importante portare le nostre immagini alla dimensione e all’aspect ratio corretto in modo da reintrodurre correttamente la nitidezza persa nel ridimensionamento. 

Su Instagram i formati supportati sono soltanto tre:

  • Quadrato: 1080×1080 px (1:1)
  • Verticale: 1080×1350 (4:5)
  • Orizzontale: 1080×566 px (16:9)

Per velocizzare questo processo il consiglio è di salvare questi tre proporzioni di crop come predefiniti su Photoshop o Capture One in modo da averli sempre pronti all’uso.

Una volta ritagliate correttamente le immagini vanno ridimensionate nella dimensione corrispondente corretta: ad esempio, se vogliamo il rapporto verticale 4:5 a 1080×1350 px. Su Photoshop possiamo scegliere l’algoritmo di ridimensionamento, solitamente impostato su “Automatico”,  selezionando manualmente “Bicubica più nitida” per mantenere più dettagli durante il campionamento dell’immagine. In base al formato di partenza e alla natura della foto (still life, macro, ritratto, ecc.) se questo non basta è necessario ripristinare la nitidezza tramite una semplicissima maschera di contrasto in Photoshop o lo strumento “nitidezza” nella formula di elaborazione di Capture One. In questo modo saremo in grado di dosare in modo preciso la nitidezza di cui ha bisogno la nostra immagine consci del fatto che una volta caricata, Instagram applicherà una compressione JPEG distruttiva molto invadente che percettivamente farà apparire la foto meno definita. Ovviamente questo non ci deve far propendere ad applicare una nitidezza troppo spinta che vada a snaturare l’immagine. Non è raro trovare immagini con una nitidezza troppo marcata che le rendono “finte” o “artefatte”. Dosate con cura la nitidezza, è molto importante per il risultato finale della foto. Aiutatevi con la funzione “Anteprima” mentre la applicate per vedere il prima e il dopo. Non esagerate mai: meglio un’immagine meno nitida e “più morbida” che troppo definita nei contorni da risultare artefatta. 

Arrivati a questo punto l’immagine è pronta per essere caricata, o questo è quello che di solito viene consigliato di fare. Ma in questo articolo andremo oltre al processo standard di ridimensionamento e nitidezza.

Colore

Analizziamo il processo di caricamento anche sotto l’aspetto del colore. È una parte fondamentale delle nostre immagini ma purtroppo sempre sottovalutata.

Mentre l’utente comune non si fa nessuna domanda (come è giusto che sia visto che non ha le competenze per farlo) e scatta con il suo smartphone e pubblica, per i professionisti le cose invece possono complicarsi un po’.

Spesso partiamo da immagini postprodotte di grandi dimensioni e con un profilo colore ampio, la quasi totalità delle volte Adobe RGB. Cosa succede in questi casi? Possiamo pubblicare senza problemi le immagini? Come gestisce il colore Instagram?

Risposta breve
Per non incappare in qualche problema convertite le immagini in sRGB prima della pubblicazione.

Risposta lunga
Instagram da sempre è basato sulla gestione in sRGB delle immagini. La ragione è facilmente intuibile. Nel 2010, quando è stato lanciato, nessun smartphone supportava la gestione colore. Questa fase è arrivata solo nel 2017 (ne abbiamo parlato qui). Le cose in ogni caso, ad oggi, non sono cambiate e purtroppo non sembra esserci nessuna novità in vista, almeno nel breve periodo. È un vero peccato perché con l’enorme quantità di smartphone in grado di visualizzare spazi colore ampi – come ormai l’affermato standard di questo settore Display P3 – siamo costretti a restare fermi al vecchio sRGB (ne abbiamo parlato qui).

Questo aspetto non influenza solo la nicchia di professionisti che si trovano a caricare immagini in Adobe RGB e che ricercano la fedeltà cromatica, ma anche gli utenti normali che scattano foto con il loro smartphone. Banalmente, un iPhone scatta foto con un profilo Display P3 da svariati anni ed è ovviamente in grado di visualizzarle. Mese dopo mese vengono venduti sempre più dispositivi con display in grado di visualizzare spazi colore wide gamut ed è un’occasione persa per un social network come Instagram basato sulle immagini non sfruttare questa opportunità.

Nel sito wide-gamut.com potete trovare qualche statistica a riguardo.

La posizione di Instagram sul wide gamut

A settembre 2016, con la presentazione di iPhone 7 e l’introduzione da parte di Apple della gestione colore sui dispositivi mobile, Instagram fu una delle prime grandi aziende a parlare di questo passo rivoluzionario. Mike Krieger, ingegnere informatico e co-fondatore di Instagram, scrisse un lungo articolo dove illustrava i limiti dello spazio colore sRGB e le nuove opportunità che dispositivi come iPhone 7 e la gestione colore potevano portare nel settore, specialmente su Instagram. L’articolo è molto tecnico e interessante, si sofferma sugli aspetti tecnici come API, Core Graphics Operations, ColorSpace Creation, Filter Pipeline fino all’esportazione dell’immagine e il caricamento sul CDN di Facebook. Ma la cosa non finisce qui: Krieger si spinse oltre. Instagram avrebbe rivisto il processo di gestione delle immagini in modo da dare l’opportunità di sfruttare appieno le capacità del display ai possessori di dispositivi in grado di visualizzare un ampio spettro di colori. Nell’articolo descrisse passo passo, con esempi di codice, come sarebbe stato possibile implementare tutto questo e, grazie alle API messe a disposizione da Apple, in modo estremamente semplice. Concettualmente il percorso è lineare: tramite codice è possibile richiedere all’app l’informazione se il dispositivo in cui è installata ha un display wide gamut oppure no. In caso affermativo l’app caricherà l’immagine wide gamut, in caso negativo invece l’immagine sarà in sRGB. Semplice. Con un piccolo prezzo da pagare, ovvero l’immagine verrà salvata con un profilo colore wide gamut ma il server la dovrà convertire in sRGB qualora il dispositivo non sia in grado di gestirla. Nel 2016 quest’ultima era una condizione comune a praticamente tutti gli smartphone. Ad oggi invece il problema non ci sarebbe visto che i sistemi operativi di Apple e Google supportano nativamente la gestione colore indipendentemente se il dispositivo utilizzi o no un display wide gamut, e la conversione potrebbe essere fatta lato client e non server. Per ovviare al problema, Krieger affermò che per mantenere le cose il più semplici possibili il team di sviluppo aveva optato per memorizzare sia una versione wide gamut che una sRGB nel backend. Poi, in fase di lettura, il server avrebbe servito in modo dinamico al client la versione corretta in base al tipo di display utilizzato sul dispositivo. Questa sarebbe dovuta essere una fase transitoria e questa “doppia scrittura” sarebbe stata rivista in futuro quando i dispositivi wide gamut si sarebbero diffusi maggiormente. 

In breve, solo qualche mese dopo la presentazione di Apple nel 2016 Instagram era già pronta ad abbracciare il wide gamut in un momento storico in cui era considerato un tabù nel settore mobile.

Tutto fantastico, se non fosse che di tutto quello affermato dal co-fondatore non si è mai vista la minima traccia. È finito tutto nell’oblio, tranne il suo articolo che potete trovare qui: Bringing Wide Color to Instagram.

Inutile dire che ho provato a contattare più persone all’interno di Instagram, compreso Krieger, per aver qualche notizia in merito, senza però avere nessun riscontro. 

La conversione: l’unica via rimasta

Ad oggi quindi per quando riguarda il colore siamo (fermi) al punto di partenza. L’unica cosa implementata nell’applicazione Instagram con l’arrivo della gestione colore su iOS e Android è stata la conversione colore in sRBG, fondamentale per avere una coerenza cromatica corretta nei dispositivi che scattano con profilo colore Display P3. Riassumendo: ogni foto che noi selezioniamo dalla libreria dello smartphone, se di profilo colore diverso dall’sRGB, verrà convertita in questo profilo. Nello specifico, quando selezioniamo la foto e siamo nella schermata in cui Instagram ci da la possibilità di scegliere il crop, la visualizzazione è quella con il profilo di origine, ad esempio Adobe RGB. Solo nel momento in cui passiamo allo step successivo selezionando la voce “Avanti” (in alto a destra nella schermata) verrà effettuata la conversione in sRGB. È esattamente in questo cambio di schermata che avviene la conversione e si possono notare differenze di resa cromatica dell’immagine. Procedendo poi con il caricamento della foto l’applicazione si occupa di comprimere il JPEG e di eliminare il tag del profilo. Infatti tutte le immagini presenti su Instagram sono senza profilo colore e, come avviene nei browser, la visualizzazione di un’immagine senza profilo viene intesa in sRGB, come previsto dallo standard W3C.

Di recente Instagram ha dato possibilità di caricare le immagini anche da desktop tramite browser e il processo di gestione colore è il medesimo dell’applicazione mobile.

Allo stato attuale delle cose possiamo affermare che non dobbiamo preoccuparci in quale profilo colore siano le nostre foto. Se, come spesso accade, ci troviamo a caricare materiale in Adobe RGB, Instagram si occuperà di convertire tutto in sRGB. Questa operazione però va fatta in modo consapevole: se la nostra foto di partenza non avrà colori fuori dal gamut sRGB la conversione sarà praticamente indolore; al contrario, ci saranno colori che verranno compressi e che subiranno lievi o importanti variazioni in base alle tonalità in questione. Mentre Instagram fa questa operazione in modo “nascosto”, una conversione a monte tramite Photoshop o Affinity Photo ci da invece la possibilità di controllare in modo più sofisticato la conversione tramite gli intenti di rendering. Ovviamente dipende da caso a caso.

Momento in cui l’applicazione Instagram effettua la conversione nel profilo colore sRGB.
In questo esempio l’immagine con il profilo colore Display P3 contiene dei colori fuori gamut (rispetto al profilo colore sRGB) in corrispondenza dei cerchi. Durante la conversione questi colori vengono “compressi” per rientrare nel profilo sRGB di destinazione e “spariscono”.

Foto desaturate

Allora possiamo stare tranquilli? Assolutamente no. Le applicazioni sviluppate da Facebook, come risaputo, purtroppo soffrono di svariati bug che in alcuni casi toccano proprio la fase di gestione del colore. Se la conversione su iOS e da browser ad oggi sembra essere sempre stata accurata, non si può dire lo stesso per il mondo Android. Se viene caricata un’immagine in wide gamut (Adobe RGB nei casi che abbiamo analizzato) in alcuni casi la conversione in sRGB viene completamente saltata e l’immagine viene caricata nei server senza profilo colore. Come potete immaginare, questo crea un grossissimo problema in quanto quell’immagine privata del proprio profilo colore viene poi visualizzata in sRGB con tutti i problemi del caso. Se partiamo da Adobe RGB il risultato sarà un’immagine con dei colori desaturati rispetto all’originale. 

A quanto pare il problema non è così raro con app (aggiornate all’ultima versione) su Android, ma non siamo riusciti ancora ad individuare un pattern ripetibile in base al marchio, modello di smartphone e versione del sistema operativo.

Se volete fare una prova con i vostri dispositivi potete utilizzare questa immagine: color-profile-green-red-test.jpg

Si tratta di un JPEG con un profilo colore incorporato particolare, possiamo dire stravolto: i vari canali RGB sono “invertiti” appositamente per capire a colpo d’occhio se ci possono essere problemi nella visualizzazione o conversione del profilo. In pratica se il dispositivo che visualizza questa immagine interpreta correttamente il profilo colore la vedrete di colore verde, al contrario se il profilo colore incorporato viene ignorato l’immagine risulterà di colore rosso.

Il test da fare quindi è quello di salvare l’immagine dal link e pubblicarla su Instagram (in realtà non serve pubblicarla nel vero senso della parola, ci si può fermare allo step precedente). 

Il procedimento è il seguente:

  • Aprite Instagram
  • Selezionate la foto dalla vostra libreria (che dovrà apparire di colore verde altrimenti significa che il vostro sistema operativo ha qualche problema nella gestione colore, cosa molto improbabile a meno che non sia datato)
  • Procedete toccando il tasto “Avanti” sulla schermata. 

Se l’immagine resterà verde significa che la conversione in sRGB è stata fatta in modo corretto. Altrimenti vi trovate davanti a un bug dell’applicazione.
Se vi va segnalatecelo, magari riusciamo in qualche modo a capire quali dispositivi soffrono di questo problema. 

Come si comporta il bug all’interno dell’applicazione Instagram su Android.
Inizialmente l’immagine viene visualizzata correttamente (colore verde) e nel passaggio successivo
durante il quale dovrebbe avvenire la conversione il profilo viene eliminato risultando di colore rosso.

Limiti e compromessi

Arrivati a questo punto è lampante come Instagram ponga dei limiti e dei compromessi nel trattamento delle immagini. Il primo: la gestione del colore ferma al profilo colore sRGB dopo un annuncio del 2017 dove sembrava che fossero pronti a fare da apripista in questa “rivoluzione” delle immagini wide gamut. Il secondo: la compressione molto distruttiva dei JPEG volta a far risparmiare spazio nei loro server. Un compromesso che per l’uso di un pubblico consumer può andare bene, diventa molto discusso tra i professionisti che come noi soffrono nel vedere la compressione distruggere i dettagli e creare soglie vistose nei gradienti.

Conclusioni e auspici per il futuro

La situazione è spiacevole per l’evoluzione che poteva esserci ma non c’è stata per quanto riguarda il colore, ma se vogliamo abbastanza stabile per quanto riguarda invece la conversione. Se l’utente non si pone il problema, o non converte in sRGB a monte prima della pubblicazione, sarà l’applicazione o il browser a farlo per lui. Uno scenario di fatto abbastanza sicuro e coerente, a parte alcuni casi che abbiamo visto imputabili a qualche bug. Se vi è capitato di avere problemi di coerenza cromatica o se volete togliervi il dubbio potete seguire il test descritto nelle righe precedenti e verificarlo in pochi istanti.

La speranza per il futuro? Vedere un’evoluzione anche in questo senso, magari l’arrivo delle immagini in wide gamut come accennato già nel 2017, visto che è proprio sui dispositivi mobile che i display wide gamut si stanno diffondendo a un ritmo incredibile. E chissà, addirittura vedere l’abbandono del formato JPEG per un standard più efficiente come il nuovo formato HEIF. A parità di peso sul server, con il formato HEIF si potrebbero avere immagini visivamente meno compresse e con sfumature molto più naturali, essendo supportati i 10 bit rispetto agli 8 del JPEG.

Anche in questo caso non si tratta di formati o standard nuovi ancora agli albori ma di formati già largamente utilizzati negli smartphone per salvare le immagini scattate. Ma non solo: anche marchi di fotocamere come Sony e Canon lo stanno finalmente affiancando al classico JPEG. Speriamo di vedere qualche aggiornamento al più presto.

Manuel Babolin

Managing Partner & Digital Retoucher

Manuel Babolin

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