Il compositing nella fotografia di interior: un esempio pratico
Il compositing nella fotografia di interior: un esempio pratico
08 Ottobre 2021
Massimiliano Piazza
6 min
Il compositing è una tecnica attraverso la quale frammenti di immagini appartenenti ad ambienti diversi vengono utilizzati e manipolati per formare una nuova scena. Ognuno di questi singoli elementi viene adeguatamente lavorato affinché risulti credibile e realistico all’interno della nuova ambientazione.
Questo metodo è molto utilizzato in ambito cinematografico per miscelare parti girate da attori umani con elementi ricreati attraverso la CGI e viene altrettanto utilizzato nella produzione di immagini statiche per realizzare scene altrimenti onerose, sia a livello economico che di tempo, da ricreare nella realtà.
Il compositing però può essere utilizzato non solo a livello artistico ma anche come mezzo per correggere un’immagine. Ci sono casi, a volte estremi, in cui è richiesta un’inversione di rotta rispetto alle decisioni prese inizialmente e si rende quindi necessario un intervento di foto ritocco per salvare la situazione.
Questa immagine, che analizzeremo passo passo in questo articolo, ha richiesto un grosso lavoro svolto su vari fronti: un drastico cambiamento di illuminazione e di conseguenza di tutte le interazioni della luce con i vari oggetti e riflessi, variazione di tonalità sui tessuti, rimozione di oggetti e l’inserimento di altri elementi. Il tutto al fine di riallineare l’immagine ad un’altra serie di scene ambientate selezionate dal cliente.
Idealmente si sarebbe dovuta riscattare l’intera scena tenendo conto delle nuove direttive ma in questo particolare frangente non è stato possibile a causa dell’irreperibilità di alcuni elementi della scena.
Confrontarsi con chi gestiva il progetto di modifica delle scene è stato fondamentale per capire quali elementi si potevano recuperare dall’archivio fotografico aziendale, quali si sarebbero potuti eventualmente riscattare e quali invece sarebbero stati da ricostruire. Inoltre questa fase è determinante per capire tempi e costi della lavorazione e serve anche al cliente per scremare eventuali modifiche accessorie che avrebbero un impatto importante sul costo finale del ritocco.
Concordate le modifiche da apportare all’immagine si è potuto procedere con la fase di lavorazione vera e propria:
- raccolta di tutto il materiale necessario per il compositing
- nuovo sviluppo dei file raw originali
- tracciamento dei singoli elementi della scena
- pulizia generale
- cancellazione degli elementi non necessari
- inserimento/spostamento degli oggetti nella scena
- viraggio dei colori
- modifica delle luci globali dell’ambiente
- aggiunta di luci, riflessi e ombre su oggetti e superfici
- verifica globale dell’immagine
La raccolta del materiale è stata fondamentale per delineare quali fossero gli elementi a disposizione e quali quelli da riprodurre. Per esempio la lampada da terra è stata fotografata a parte dallo stesso fotografo con la stessa illuminazione del set iniziale, mentre la carta da parati è stata scattata in loco e poi aggiunta con la corretta proporzione.
Il nuovo sviluppo dal file raw ha permesso di avvicinarsi all’atmosfera richiesta con più facilità e di recuperare in maniera più efficace le zone in luce ed ombra.
Per ricreare un’atmosfera serale i punti di luce predominanti dovevano essere quelli provenienti dalle sorgenti di luce artificiali e quindi il primo step è stato ridurre il punto di luminosità massima nell’intera scena, diminuire i contrasti ed equilibrare ombre e luci in modo da spostare l’attenzione verso il centro dell’immagine.
Effettuare il tracciamento di ogni elemento da modificare è stato necessario ed è generalmente una buona abitudine in lavorazioni di questo tipo; è probabile che si presentino delle ulteriori richieste di modifica in corso d’opera e avere un tracciato già pronto da cui recuperare una selezione affidabile o creare una maschera è un ottimo modo per risparmiare tempo.
Pulizia, cancellazione o spostamento degli elementi richiesti dal cliente vanno esaminati con cura, soprattutto in quest’ultimo caso dato che potrebbe essere necessaria la ricostruzione anche di eventuali ombre e riflessi che vanno a mutare in base al nuovo posizionamento.
Definita una lista di cosa vada completamente cancellato e di cosa vada recuperato per lo spostamento si è potuto procedere alla fase di compositing vera e propria con l’inserimento degli oggetti e la correzione del colore per ogni elemento della scena.
Dopo aver riorganizzato generalmente l’immagine è stato possibile procedere alla rifinitura di alcune superfici e alla revisione di alcune luci nella scena.
Infine sono stati aggiunti i punti di luce alle lampade e abbassata ulteriormente la luminosità ambientale attorno a quest’ultime. Questa fase è molto complessa perché richiede lo studio preliminare del comportamento della luce rispetto alla vicinanza con altri oggetti e necessita di un’accurata lavorazione manuale nel dipingere le luci relative a ogni sorgente luminosa in Photoshop.
Una volta verificati e corretti riflessi e ombre in relazione alla nuova illuminazione, si è potuto procedere alla parte finale della lavorazione con la rifinitura delle cromie confrontando gli oggetti nella scena con i campioni fisici forniti dal cliente.
Anche se l’ultimo punto può sembrare banale in realtà non va sottovalutato vista la mole piuttosto elevata di livelli di correzione che si generano in Photoshop per questo tipo di lavorazione.
Un numero considerevole di livelli di correzione per l’illuminazione ed il colore può portare a seri problemi di soglie, soprattutto se si sta lavorando con un file a 8 bit.
La soluzione più semplice sarebbe quella di partire con un file a 16 bit e lavorare in queste condizioni fino alla fine se si vogliono evitare questo tipo di problematiche.
Il fatto è che la soluzione più semplice non sempre è la più efficiente. Gestire un’immagine di 8000×5000 pixel con decine e decine di livelli di correzione a 16 bit può essere un ostacolo nello svolgimento del ritocco.
Se ben pensato un flusso di lavoro a 8 bit può essere preso in considerazione anche per esigenze di questo tipo. Se l’immagine esportata in partenza non presenta problemi di soglie a 8 bit significa che, se ne appaiono durante la lavorazione, queste sono dovute semplicemente a degli arrotondamenti di calcolo dei livelli di regolazione di Photoshop (curve, livelli, saturazione, ecc.). È sufficiente quindi convertire a 16 bit il file una volta definiti tutti i livelli di regolazione necessari, creare un livello “stampa visibile” di tutto quel che si è fatto mentre si è ancora a 16 bit e a quel punto riconvertire a 8 bit.
È un metodo che può sembrare poco pratico ma che in realtà porta considerevoli benefici nei tempi di salvataggio, di gestione del peso del file e nell’utilizzo di filtri o effetti che non sempre sono disponibili anche in modalità 16 bit come ad esempio il filtro “Effetti di luce” (Lighting Effects).
Affrontare questo tipo di manipolazioni è sicuramente una sfida impegnativa che richiede tempo e competenza. Una buona organizzazione nel metodo di lavoro e la comunicazione con le figure di riferimento sono i requisiti di base per poter affrontare questo genere di progetti.
Il confronto sin dalle prime fasi con il cliente sul risultato finale che si vuole ottenere, la raccolta delle risorse utili al compositing e la produzione di quelle mancanti, lo studio dello stile distintivo del brand per poterlo replicare nelle nuove immagini, l’allineamento con il cliente nelle fasi intermedie della lavorazione, la conoscenza approfondita degli aspetti tecnici legata ai limiti del software, la consapevolezza delle problematiche legate al tipo di output come la compressione dell’immagine per uso web o la sua corretta riproducibilità su carta sono alcuni degli aspetti imprescindibili che occorre rispettare per portare progetti di questa tipologia al livello più alto di resa.
Massimiliano Piazza
Managing Partner & Digital Retoucher
Massimiliano Piazza
Managing Partner & Digital Retoucher