Guida Instagram 2025: dimensioni, formati e pipeline delle immagini

Guida Instagram 2025: dimensioni, formati e pipeline delle immagini

08 Settembre 2025

Manuel Babolin

13 min

Guida Instagram 2025: dimensioni, formati e pipeline delle immagini

Dimensioni delle immagini su Instagram: addio al 1080

Con l’introduzione del supporto alle immagini HDR, lo scorso anno Instagram aveva incrementato la definizione dei contenuti visivi, passando dal formato standard di 1080×1080 px a 1440×1440 px (nel rapporto quadrato). Questo cambiamento riguardava esclusivamente le immagini HDR, lasciando inalterato il formato SDR.

Questa distinzione è rimasta valida fino a pochi mesi fa. Attualmente, invece, la piattaforma non differenzia più tra HDR e SDR e ridimensiona tutte le immagini di grandi dimensioni a 1440 px sul lato corto. Di conseguenza, il formato più utilizzato, il 4:5, passa da 1080×1350 px a 1440×1800 px, mentre il nuovo rapporto 3:4 passa da 1080×1440 px a 1440×1920 px.

Un aumento che può sembrare marginale, ma che si traduce in un significativo miglioramento della qualità:
1080×1080 = 1,17 megapixel
1440×1440 = 2,07 megapixel

💡 È importante ricordare che raddoppiare i pixel in larghezza e altezza non significa soltanto un incremento lineare, bensì una definizione quattro volte superiore (definizione ≠ risoluzione).

L’adozione di questo nuovo standard da parte di Instagram risponde a due esigenze precise: da un lato la presenza di dispositivi con schermi sempre più ampi, dall’altro l’espansione del mercato dei pieghevoli, i cui display aperti offrono superfici paragonabili a quelle di piccoli tablet. In questa direzione si inserisce anche il recente lancio dell’app ufficiale di Instagram per iPad, avvenuto a settembre 2025, quindici anni dopo la nascita della piattaforma.

Poiché non esistono linee guida ufficiali, i cambiamenti devono essere rilevati attraverso test diretti, analizzando come l’applicazione elabora le immagini in base a tipologia e dimensione. Sebbene i risultati abbiano mostrato coerenza e stabilità nelle prove effettuate, è opportuno segnalare che Instagram può presentare comportamenti differenti: in alcuni casi si rilevano differenze tra sistemi operativi (Android e iOS), in altri persino tra account distinti. Ciò avviene poiché molte funzioni vengono distribuite gradualmente, con rollout progressivi che determinano esperienze differenti anche a parità di dispositivo e versione dell’app.

Queste sono le nuove dimensioni delle immagini per ciascun rapporto di aspetto; nei formati orizzontali, il caricamento da desktop differisce rispetto a quello da app.

Alla data di pubblicazione di questo articolo (settembre 2025), le misurazioni riportate possono comunque essere considerate altamente attendibili per la maggior parte degli utenti.

Supporto al wide gamut

Instagram sta introducendo il supporto alle immagini wide gamut in Display P3, con una gestione coerente a quella già adottata su Facebook: se il file viene caricato con profilo Display P3, la piattaforma lo mantiene convertendolo nel profilo “micro” uP3; in tutti gli altri casi, l’immagine viene convertita in sRGB.

Questo comportamento risulta attivo al momento solo per caricamenti da browser desktop, mentre tramite app mobile le immagini in Display P3 vengono ancora convertite in sRGB. Tale asimmetria indica un’implementazione in corso, già operativa lato piattaforma e non ancora allineata nell’app.

Potete testare se il vostro dispositivo e l’app Instagram supportano immagini in wide gamut (Display P3) visualizzando questa immagine di test. Se all’interno dei quadrati vedete le “stelline” allora state visualizzando l’immagine in wide gamut. Nel caso in cui visualizzate solo i quadrati senza nulla al loro interno state visualizzando l’immagine in sRGB.

HDR: stato dell’adozione

Il supporto alle immagini HDR su Instagram è attivo da oltre un anno e risulta in progressiva diffusione, anche grazie alla gestione nativa nei principali smartphone e all’adozione del formato Ultra HDR nei flussi più recenti, soprattutto in ambito Android. Molti utenti pubblicano foto in HDR senza esserne consapevoli perché la funzione è integrata a livello di dispositivo e l’intero processo è trasparente, senza necessità di modifiche o operazioni sull’immagine.

Per team creativi e brand, l’HDR aumenta l’impatto visivo e la percezione dei dettagli, rendendo opportuno aggiornare template e procedure di esportazione delle immagini. In ambito mobile, gli smartphone con schermi HDR sono ormai numerosi e gestiscono la visualizzazione in modo nativo. In ambito desktop, la diffusione procede più lentamente ma è in crescita, in questo caso è richiesto un monitor HDR (integrato nei portatili o esterno) e un browser aggiornato per il supporto ai nuovi formati immagine e alla loro visualizzazione in HDR.

Cosa succede davvero alle tue foto dopo il caricamento?

Per fornire una valutazione oggettiva, abbiamo creato un’immagine di test per analizzare la pipeline di elaborazione e pubblicazione di Instagram con particolare attenzione alla resa dei dettagli; la composizione include una fotografia centrale con pattern grafici posizionati sopra e sotto per facilitare il confronto percettivo dei particolari.

Questa immagine è stata esportata in più formati con caratteristiche differenti per capire come l’elaborazione da parte di Instagram cambiasse. Nella tabella potete vedere tutte le caratteristiche. Di base abbiamo utilizzato il rapporto che offre la maggiore definizione ovvero 3:4 (1440×1920 px). Il test è strutturato in questo modo:

  • #01 – #02 → JPEG sRGB e Display P3 per capire come viene gestito il wide gamut
  • #03 → Formato PNG, moltissimi lo utilizzano specialmente come output di grafiche perché ritenuto l’unico formato che mantiene alta la qualità su Instagram. Viene usato come formato di esportazione di default anche in vari servizi come ad esempio Canva. Sarà vero?
  • #04 – #07 → Nuovi formati AVIF e JPEGXL (lossless e non)
  • #08 → JPEG di grande dimensione per valutare il ridimensionamento
  • #09 – #11 → Immagini in HDR nei vari formati (esportati da Adobe Camera RAW/Lightroom)

Tutte le immagini (non lossless) e quindi compresse con perdita sono state salvate con la qualità al 100% ovvero con la compressione minima possibile. Considerando che Instagram comprimerà nuovamente le immagini è necessario partire da una base con la maggior qualità possibile.

Il test è stato fatto con due scenari di pubblicazione differenti:

  1. caricamento delle immagini tramite l’applicazione di Instagram aggiornata all’ultima versione disponibile (su iOS);
  2. caricamento da browser desktop, nello specifico Brave (browser basato su Chromium su macOS). Abbiamo eseguito ulteriori test secondari con Safari, e Dia e possiamo confermare che il browser utilizzato non influisce nella gestione dell’immagine da parte di Instagram.

Nel primo scenario l’applicazione Instagram aveva attiva l’opzione “carica nella qualità più elevata” per assicurarsi che non venisse applicata una compressione maggiore per velocizzare l’upload.

Nella tabella qui sotto potete vedere i dati delle immagini originali prima del caricamento (tabella 1), le immagini che Instagram ha elaborato con la pubblicazione tramite app (tabella 2) e quelle elaborate dopo il caricamento da desktop tramite browser (tabella 3).

Caricamento tramite App

Caricando le immagini tramite l’app, come si nota dalla tabella, il comportamento dell’elaborazione di Instagram è molto prevedibile e possiamo riassumerlo così:

  • tutte le immagini rimangono con dimensione 1440×1920 px, quelle superiori vengono ridimensionate a questa dimensione massima (considerando il rapporto d’aspetto 3:4);
  • tutti i formati file in SDR vengono convertiti in JPEG;
  • tutti i formati file in HDR vengono convertiti in JPEG Ultra HDR;
  • tutte le immagini vengono convertite nello spazio colore sRGB (e il profilo viene eliminato);
  • per le immagini SDR, il peso è molto simile dopo la compressione da parte di Instagram, anche se i formati di partenza sono diversi. In questo test varia dai 755 ai 786 KB;
  • anche per le immagini HDR, partendo da formati di partenza diversi, il peso è molto simile dopo la compressione da parte di Instagram. In questo test il peso varia dai 571 ai 580 KB.

I seguenti test di comparazione sono ingranditi del 500% per cogliere meglio le differenze. Considerate che le immagini riportate qui sotto sono soggette nuovamente a una compressione per la pubblicazione su questo blog che ne deteriora leggermente la percezione. Fatta questa doverosa premessa iniziamo.

A sinistra due dettagli del JPEG di partenza (test #01, JPEG salvato alla massima qualità con un peso di 2,48 MB), a destra il JPEG compresso da Instagram (con un peso di 774 KB). Come si può notare la compressione applicata è abbastanza aggressiva.

Inoltre, se rapportata al peso del file, non è il massimo dell’efficienza. Infatti se proviamo ad aprire in Photoshop il medesimo JPEG di partenza e lo salviamo in JPEG compresso a qualità 9 (sulla classica scala che troviamo in Photoshop che va da 0 a 12, dove 12 è la qualità massima) il file risultante pesa 735 KB (leggermente meno di quello elaborato da Instagram) ma la qualità della compressione è leggermente superiore. Questo ci fa intuire che l’algoritmo di compressione utilizzato da Instagram non è così efficiente.

Ora sfatiamo un mito una volta per tutte: sono moltissime le guide e chi sostiene che per avere la massima qualità su Instagram le immagini debbano assolutamente essere esportate e caricate in PNG. Dal seguente test risulta che tutto ciò non è vero. Se partiamo da un JPEG alla massima qualità la differenza finale fra i due formati sostanzialmente non esiste. Potete utilizzare il formato che ritenete più comodo senza nessuna preoccupazione.

E se carichiamo delle immagini di grandi dimensioni? Foto ad esempio scattate direttamente dallo smartphone con dimensioni ben maggiori di 1440×1920 px cosa succede? In realtà nulla di che, il ridimensionamento effettuato dalla piattaforma non crea problemi. Nel test #8 l’immagine caricata ha dimensioni 5760×7680 px (44 Megapixel) e il risultato è comparabile con l’immagine del test #1 caricata a 1440×1920 px. Possiamo dire quindi che ridimensionare a monte prima di caricare l’immagine ci da la possibilità di aggiungere e dosare la nitidezza se lo riteniamo necessario, altrimenti il risultato è molto simile.

A sinistra, il JPEG derivato dall’immagine 5760×7680 px. A destra, quello derivato dall’immagine 1440×1920 px.

Passiamo ora alle immagini in HDR. Come sappiamo Instagram utilizza il formato JPEG Ultra HDR per avere una migliore retrocompatibilità sia da browser che nell’ecosistema Android. Un po’ come succede per le immagini in SDR, il formato di partenza (JPEG Ultra HDR, AVIF, JPEG XL, ma anche HEIC) è pressoché ininfluente ai fini della qualità pubblicata. Instagram convertirà tutto in JPEG Ultra HDR. La cosa curiosa è che, come si può notare dalla tabella nei test #9, #10 e #11 il peso del file elaborato da Instagram è inferiore rispetto alle immagini in SDR. Facendo una media le immagini in SDR una volta elaborate pesano all’incirca 772 KB a differenza di circa 576 KB di quelle in HDR, il 25% in meno!

Quello che logicamente viene da pensare è perché mai Instagram comprime maggiormente le immagini HDR rispetto a quelle SDR? È contro intuitivo ma anche se il peso del file è minore la qualità percepita è superiore. Infatti viene utilizzata una nuova libreria di codifica JPEG chiamata Jpegli. Per fare chiarezza non è un nuovo formato, parliamo sempre di JPEG, che può essere letto da qualsiasi software come sempre. Nella fase di codifica (di creazione del file) però possono essere utilizzate varie librerie che nel tempo si sono evolute e ne sono arrivate di nuove, l’ultima per l’appunto è Jpegli che utilizza euristiche di quantizzazione adattiva derivate dal JPEG XL, matrici di quantizzazione ottimizzate e calcoli psico-visuali precisi per ridurre artefatti e rumore visivo. Tutto questo si traduce in una compressione migliorata del 35% e la riduzione percepita degli artefatti.

Tralasciando la differenza di luminosità dovuta al “tone mapping” che abbiamo dovuto eseguire per convertire l’immagine HDR di sinistra in SDR, la qualità superiore percepita è evidente nonostante il peso minore del file. Notate i pixel della pelle a sinistra dell’orecchino contaminati di rosso e la texture della pelle in generale meno dettagliata e “spalmata” nell’immagine di destra (il JPEG SDR di Instagram) rispetto a quella di sinistra, che inoltre riesce anche a mantenere i colori rosso-verde nel pattern.

Come sappiamo che Meta sta utilizzando proprio il Jpegli? Se dai test i dubbi sono pochi, c’è un documento tecnico di Meta presentato all’ICIP 2024 (International Conference on Image Processing) che riporta chiaramente la timeline di adozione di questa libreria nel 2024/2025.

Nel documento non si fa riferimento alle immagini HDR e SDR, ma dai test che abbiamo effettuato è evidente che Jpegli è utilizzato solo nelle immagini Ultra HDR e non in quelle SDR. Almeno in questo momento, non si sa se in futuro Instagram deciderà di utilizzarlo anche per le immagini SDR o se passerà direttamente a un uno formato immagine come JPEG XL o AVIF. Staremo a vedere.

Caricamento tramite Browser desktop

Se il comportamento di Instagram nell’elaborazione delle immagini caricate tramite app era semplice e prevedibile, non possiamo dirlo nel caso in cui le immagini le carichiamo tramite browser da un computer desktop. In questa casistica non prendiamo in considerazione il caricamento delle immagini su servizi terzi per la pubblicazione programmata.

L’elaborazione delle immagini in questo caso possiamo riassumerla così:

  • se l’immagine è in JPEG nelle dimensioni corrette (nel nostro caso 1440×1920 px per il rapporto 3:4) non viene compressa. O meglio viene compressa di pochissimo ma il file pubblicato su Instagram mantiene pressoché il peso e la qualità di quello originale;
  • se l’immagine è in JPEG nelle dimensioni corrette (come nel primo punto) e lo spazio colore di partenza è Display P3, il profilo wide gamut viene mantenuto anche se convertito nella versione compressa “micro” nominata “uP3”. In tutti gli altri casi, con qualsiasi altro profilo che non sia Display P3 viene convertito in sRGB e il profilo viene eliminato;
  • se l’immagine è in un altro formato file oppure ha dimensioni più grandi viene convertita in JPEG nello spazio colore sRGB e compressa;
  • il formato JPEG XL non è supportato;
  • tutti i formati HDR vengono convertiti in SDR*.

* Su questo ultimo punto dobbiamo fare un’importate approfondimento. Le immagini che utilizzate per questo test sono volutamente esportate da Adobe Lightroom / Adobe Camera Raw perché è lo scenario attualmente più comune. Queste immagini in HDR se caricate da desktop non vengono di fatto riconosciute e vengono pubblicate in SDR con conseguente problema di tone mapping. Instagram non accetta tutti i formati HDR gain map validi. Mentre le immagini HDR esportate da Lightroom utilizzano correttamente lo standard ISO 21496-1, Instagram supporta solo un sottoinsieme specifico di encoding HDR con requisiti molto particolari sui metadati. L’unico modo per poter esportare immagini in HDR con le specifiche supportate da Instagram che conosciamo ad oggi è tramite l’utilizzo del plugin per Photoshop Web Sharp Pro. Solo con questa accortezza si possono caricare immagini HDR anche tramite browser.

Qui sotto la comparazione fra il JPEG SDR di partenza e quello pubblicato da Instagram “non compresso”. L’elaborazione ha eliminato il profilo colore sRGB incorporato e ridotto il peso del file di pochi KB. A livello di percezione sono sostanzialmente identici.

Sembra quindi che la ricetta per avere la massima qualità possibile sia quella di caricare le immagini tramite browser rispettando le dimensioni indicate. Va sottolineato che questo implica delle limitazioni sulle funzionalità offerte solo sull’app, come ad esempio l’impossibilità di aggiungere una traccia musicale al post.

Riscontro nella visualizzazione

 Se è vero che tramite browser, rispettando alcune regole come abbiamo visto, è possibile caricare delle immagini “non compresse”, queste non sempre sono quelle che poi vengono mostrate.

Se ad esempio visualizziamo la pagina e il post da browser desktop, le immagini restituite dalla piattaforma sono ben 3: una miniatura, un’immagine compressa con dimensioni 1080×1440 px e quella “non compressa” con dimensione piena pari a 1440×1920 px. E qui le cose si fanno un po’ opache, non siamo riusciti a capire bene quali siano le regole di visualizzazione, ma abbiamo notato che da un MacBook 16” l’immagine che viene visualizzata sul browser è quella piccola (1080×1440 px). Infatti si riesce a percepire la compressione classica del JPEG. Visualizzandola invece da un monitor fisso da 27” viene passata l’immagine grande (1440×1920 px). Sembra chiaro l’intento di utilizzare l’immagine “non compressa” solo se la finestra del browser è aperta su un monitor con una dimensione “grande” superiore a una soglia ancora da definire esattamente.

Le brutte notizie non finiscono qui, se da browser si riesce a capire e ad “estrarre” le immagini elaborate da Instagram cosa succede invece “dentro” l’app installata sullo smartphone? Non avendo accesso ai processi interni, per verificarlo abbiamo fatto due screenshot dei post da uno smartphone (iPhone 14 Pro Max) uno con l’immagine caricata da browser (che abbiamo verificato mantenere la versione “non compressa” se visualizzata da desktop) e uno con l’immagine caricata direttamente da smartphone e che quindi come sappiamo viene compressa, questo è il risultato:

le immagini sono entrambe molto compresse, vanificando totalmente il vantaggio di caricare l’immagine tramite browser per mantenere una qualità maggiore. Ma anche quella caricata tramite app risulta molto più compressa rispetto a quella passata al browser. Per contestualizzare e portare nel mondo reale questo esempio bisogna dire che la visualizzazione da smartphone viene fatta attraverso un display con dimensioni molto ridotte e a una distanza dagli occhi che difficilmente fa percepire in modo netto questa compressione molto accentuata e distruttiva. È evidente che l’app utilizza delle altre immagini che non sappiamo se siano passate direttamente dai server Meta o se vengano elaborate direttamente dall’app per alleggerire il carico sul dispositivo e diminuire lo spazio di cache occupato.

Conclusioni e regole generali

Le regole generali che abbiamo individuato (ad oggi) sono queste:

  • esportate le immagini con le nuove dimensioni supportate da Instagram per sfruttare al massimo la definizione;
  • se le dimensioni delle vostre immagini sono superiori a quelle indicate nello schema non preoccupatevi;
  • usate il formato immagine che preferite (JPEG, PNG, AVIF, ecc.) ma ricordatevi in fase di esportazione (nel caso di formati lossy) di impostare la qualità al massimo, ovvero mantenete la compressione al minimo;
  • se volete pubblicare immagini in HDR fatelo dallo smartphone;
  • Mantenete lo spazio colore sRGB.

Se invece volete fare quel passo in più, potete sperimentare con immagini in wide gamut seguendo le indicazioni descritte sopra.

Ma alla fine, ha senso caricare immagini da desktop se poi vengono compresse così tanto dall’app? A quanto pare no, se parliamo di sola compressione e tralasciamo il wide gamut. Consideriamo che la percentuale di utilizzo della piattaforma da desktop è bassa, solo del 10% circa (dato stimato da vari articoli, ma non verificato). È anche vero che Instagram domani potrebbe decidere di aumentare la qualità delle immagini visualizzate dall’app, avere sul server un file meno compresso da cui partire potrebbe migliorare visibilmente la qualità, ma qui siamo nel campo delle supposizioni. Chissà come e quando Meta aggiornerà la pipeline dell’elaborazione delle immagini. Se stiamo caricando immagini a cui teniamo particolarmente come portfolio potrebbe avere un senso, se stiamo pubblicando contenuti “usa e getta” secondo noi non ha senso preoccuparsene.

Nel prossimo futuro possiamo invece aspettarci di vedere l’arrivo del wide gamut anche dall’app e quello sarà un bel passo in avanti, e chissà magari l’arrivo della compressione Jpegli pure per i contenuti SDR. Sarebbe bello vedere il passaggio a un nuovo formato immagine, a dirla tutta, vedremo. Come ultima cosa, ma crediamo sia più un sogno che altro l’arrivo dei 10 bit, non è così raro vedere immagini HDR con soglie nei gradienti, ovviamente gli 8 bit su questo tipo di contenuti sono arrivati al limite, ma questo aumenterebbe il peso del file e non sappiamo quanto questo faccia piacere a Meta.

Manuel Babolin

Managing Partner & Digital Retoucher

Manuel Babolin

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Managing Partner & Digital Retoucher