Chiarezza: cos’è, come funziona e come utilizzarla

Chiarezza: cos’è, come funziona e come utilizzarla

07 Novembre 2021

Manuel Babolin

8 min

Chiarezza: cos’è, come funziona e come utilizzarla

Durante la fase di sviluppo di un file raw si cerca sempre di migliorare lo scatto di partenza. Molte volte questa fase passa inizialmente dal controllo del contrasto globale dell’immagine e l’enfatizzazione dei dettagli. Per quest’ultima regolazione lo strumento Chiarezza è una delle funzioni più utilizzate in assoluto. Grazie ad un singolo slider si riesce ad agire su più fronti ed ottenere ottimi risultati in pochi secondi.

Lo strumento Chiarezza però è anche il più dibattuto e controverso fra i professionisti: se da una parte è in grado di migliorare nettamente uno scatto, dall’altra lo può far percepire come innaturale e artefatto se usato in modo improprio. Nel tempo gli appassionati di fotografia e gli amatori hanno abusato di questo strumento proprio per la sua semplicità e velocità di utilizzo portando nell’immaginario comune il preconcetto che la chiarezza è utilizzata da chi non ne capisce nulla di fotografia professionale, demonizzando questa regolazione. Come spesso accade però la verità sta nel mezzo e non si può dare un giudizio o pretendere di sapere come utilizzare al meglio uno strumento se non lo si conosce in modo approfondito. Andiamo quindi a vedere insieme cos’è, cosa fa e come utilizzare al meglio lo strumento Chiarezza. 

Cos’è la chiarezza

La chiarezza regola il contrasto locale o micro-contrasto, ovvero il contrasto a livello dei dettagli dell’immagine senza però influenzare il tono generale dell’immagine. I dettagli possono essere enfatizzati o ammorbiditi se applichiamo una chiarezza positiva o negativa ma generalmente i bianchi e i neri rimangono inalterati, così come la nitidezza dei bordi. La chiarezza infatti lavora principalmente nei mezzitoni dell’immagine portando quelli scuri più scuri, e quelli chiari più chiari, aumentandone di fatto il contrasto.

La chiarezza quindi aumenta il contrasto dei dettagli e di conseguenza l’immagine risulta ai nostri occhi più incisiva, profonda e interessante. Naturalmente nella visione quotidiana siamo portati a filtrare i dettagli non importanti per evitare di sovraccaricare la nostra capacità di interagire con il mondo esterno; in ambito artistico però possiamo sfruttare questa accentuazione per dirigere lo sguardo dello spettatore e soppesare meglio la narrazione di un’immagine. La chiarezza infatti più essere utilizzata globalmente all’interno di una foto o circoscritta e dosata accuratamente in alcune zone tramite le maschere.

Come funziona la chiarezza

La chiarezza è basata su un algoritmo molto sofisticato chiamato Local Laplacian Filter. Lo scopo è quello di estrapolare da tutti i pixel dell’immagine i dettagli dalle aree di colore, tramite la generazione di una piramide laplaciana. 

Per i più curiosi qui trovate una spiegazione più approfondita > The Laplacian Pyramid

Il grosso scoglio da superare infatti è quello di dividere con la maggior precisione possibile i dettagli da quelli che sono i bordi. Se per noi il concetto è semplice non lo è per il software, che mescola dettagli e bordi nello stesso insieme. Pensiamo ad esempio a un fiore: se enfatizziamo i dettagli presenti sulla superficie dei petali potremmo ottenere un’immagine più interessante, ma se enfatizziamo anche i contorni dei vari petali il risultato sarebbe pessimo e innaturale. Ci troveremmo davanti a bordi marcati e con aloni colorati, un risultato visivamente inverosimile a cui non siamo abituati in natura. Il Local Laplacian Filter viene utilizzato proprio per questo scopo, in modo da poter processare in modo separato i dettagli dai bordi.

Per non perderci in ragionamenti matematici troppo complessi possiamo semplificare di molto dicendo che questo processo sfoca l’immagine ottenendo così un livello privo di dettagli ma con l’informazione del colore e lo sottrae dall’immagine di partenza ricavandone un livello con i soli dettagli. A chi conosce la separazione delle frequenze questo concetto suonerà familiare. A questo punto si riesce ad agire sui dettagli senza intaccare il colore ma con il problema che assieme ai dettagli modificheremo anche i bordi. Se però questa suddivisione viene fatta sezionando in parti sempre più piccole l’immagine, e non solo a livello globale, ecco che saremo in grado di elaborare solo i dettagli senza intaccare i bordi che rimarranno nitidi. Ecco perché “Local” Laplacian Filter.
Una volta regolati i dettagli si può riassemblare l’immagine con il colore ed ottenere l’immagine finale.

Come utilizzare la chiarezza

Lo strumento Chiarezza, come abbiamo visto, utilizza un complesso sistema di algoritmi. È di fatto un metodo molto potente per enfatizzare il dettagli e rendere più interessanti e drammatiche le nostre immagini. Tuttavia, come dicevamo all’inizio di questo articolo, molto spesso viene utilizzato in modo eccessivo ottenendo il risultato opposto: anziché rendere lo scatto più interessante lo fa diventare irreale e artefatto. Spingere la chiarezza a livelli troppo alti infatti va a generare dettagli troppo marcati non riconducibili alla realtà e va a creare degli aloni attorno alle zone di luce e ombra sfociando in un terribile effetto HDR.

Siamo abituati ad avere strumenti che agiscono nello stesso modo anche con software diversi, ad esempio lo slider del contrasto, dell’esposizione o luminosità per citarne alcuni. Anche se il motore di sviluppo raw è differente da un software ad un altro (come anche la sensibilità nell’applicazione della regolazione) se aumentiamo di uno stop l’esposizione in un programma rispetto ad un altro ci aspettiamo un risultato simile. Tuttavia la chiarezza, utilizzando algoritmi molto sofisticati, può differire maggiormente e può avere più tipologie di algoritmi fra cui scegliere. Se tutti i software di sviluppo e ritocco più utilizzati come Adobe Photoshop, Adobe Lightroom, Affinity Photo presentano una sola tipologia di chiarezza, non è così per Capture One che da la possibilità di scegliere fra ben quattro tipi diversi!

Mentre la chiarezza standard utilizzata praticamente da tutti i software deve essere applicata in modo contenuto e controllato per evitare i problemi che abbiamo visto, Capture One ha introdotto da svariati anni ormai la Chiarezza Naturale (selezionata di default) che restituisce un risultato, come dice il nome, molto più naturale evitando gran parte dei problemi che la chiarezza classica si porta dietro da sempre. Ad oggi è l’unico software in grado di offrire uno strumento per la chiarezza così avanzato. Se ancora non utilizzate Capture One vi consiglio di leggere questo articolo.

Quando utilizzare la chiarezza

La chiarezza può essere utilizzata in tutte le tipologie di scatto, dai ritratti alle foto architettoniche, dagli still life agli scatti naturalistici. Ovviamente in base al tipo di scatto e del soggetto è consigliabile dosarla in modo preciso e consapevole. Se in uno scatto paesaggistico più essere utilizzata con valori più alti per aggiungere drammaticità, bisogna andare più cauti quando lavoriamo con i ritratti. La nostra percezione visiva infatti, quando si tratta di volti, riceve stimoli diversi rispetto ad un oggetto e piccoli cambiamenti possono avere un enorme impatto. Sfruttare la chiarezza per evidenziare delle rughe sul viso di una persona anziana in una foto documentaristica può esserci d’aiuto. Al contrario in una foto di beauty per una campagna di cosmetica potrebbe crearci più problemi che altro.

Ma la chiarezza può essere utilizzata anche con valori negativi. Questo è uno dei pochi casi in cui può portarci ad avere un risultato migliore. Abbassare la chiarezza infatti, ovvero portando lo slider a valori negativi, toglie dettagli all’immagine rendendola più morbida e uniforme, un buon punto di partenza per rendere la pelle di un volto più liscia e giovane. Anche in questo caso esagerare troppo può portare ad avere dei risultati innaturali, ma è un ottimo metodo per trattare la pelle direttamente nella fase di sviluppo dell’immagine, magari applicando la regolazione mascherata solo sulla pelle senza che vada ad intaccare il resto dell’immagine. 

Tipi di chiarezza in Capture One

Come dicevamo, a differenza degli altri software di sviluppo raw, Capture One offre la possibilità di scegliere fra quattro metodi diversi di chiarezza.

  • NATURALE
    Questo metodo applica un leggero contrasto locale ed evita di falsare i colori e bruciare le alte luci. Fra tutti è il metodo più utilizzato (e impostato di default) proprio perché restituisce un risultato più naturale all’immagine, il compromesso più efficace nell’enfatizzare i dettagli senza introdurre fastidiosi aloni. Inoltre con valori negativi può essere utilizzato per ammorbidire la pelle nei ritratti. 
  • ENFATIZZATO
    Simile al metodo Naturale aggiunge valori più alti di contrasto locale e aumenta leggermente la saturazione. Se applicato pesantemente, può verificarsi un certo clipping delle alte luci. I valori positivi con questo metodo funzionano bene con i paesaggi e foto notturne.
  • NEUTRO
    Questo metodo aggiunge lo stesso livello di contrasto locale del metodo Enfatizzato, ma la saturazione rimane inalterata. Quando si applicano pesanti correzioni di contrasto con questo metodo si ottiene un effetto più realistico e piacevole. 
  • CLASSICO
    Introdotto in Capture One Pro 6, è considerato il metodo standard. Si può trovare con risultati simili in altri software come Adobe Photoshop o Lightroom, applica il contrasto locale più lieve senza aumentare la saturazione. Questo metodo preserva i dettagli delle luci meglio del metodo Enfatizzato o Neutro ma dà risultati spesso innaturali a causa dell’introduzioni di aloni e variazioni di colori fra le zone di luce e ombra. Con valori positivi può funzionare bene per la fotografia architettonica e sulle immagini con un certo grado di foschia. 
In questo esempio è stata applicata una chiarezza estrema (valore 100 su Capture One) per enfatizzare le differenze fra i vari metodi.
Come si può notare il metodo Naturale risulta quello meno artefatto,
a differenza del Classico che risulta molto invasivo e innaturale
(notate gli aloni chiari che si creano sul contorno della struttura).
Il metodo Enfatizzato, simile al Naturale, agisce anche nella saturazione dei colori.

Nella maggior parte dei casi la scelta del metodo Naturale è quella che vi restituirà il risultato migliore. Ma anche le varianti Enfatizzato o Neutro possono essere molto valide. In casi particolari invece può dare un buon risultato il metodo Classico, ma vi consiglio di utilizzarlo sempre con cautela e con la consapevolezza di verificare la comparsa di fastidiosi aloni ed evitare il terribile effetto HDR vecchio stile

All’interno del pannello Chiarezza potete trovare anche lo slider della Struttura, spesso confusa con gli strumenti dedicati alla Nitidezza. Quest’ultimi danno la possibilità di agire in modo estremamente preciso lavorando sulla quantità, il raggio, la soglia e la riduzione degli aloni. Lo strumento Struttura si basa sullo stesso principio della Chiarezza ma variando il contrasto locale di aree con scala più piccola dove le transizioni hanno valori tonali leggermente diversi. Per questo motivo è particolarmente indicata per accentuare dettagli molto piccoli nelle immagini. Come la Chiarezza anche la Struttura varia in base al metodo scelto nel pannello.

E se siete indecisi su quale metodo utilizzare potete passare velocemente da un metodo ad un altro. Con un semplice click capirete immediatamente qual è quello che restituisce il risultato più adatto alla vostra immagine. Inoltre attivare e disattivare l’anteprima della chiarezza è sempre un buon consiglio per capire l’impatto di questo strumento sulla vostra immagine, evitando così di farvi prendere la mano ed eccedere. 

Manuel Babolin

Managing Partner & Digital Retoucher

Manuel Babolin

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